Portfolio • Carcasse

Portfolio • Carcasse

La memoria talvolta è come il sangue raggrumato, i coaguli si trasformano in una crosta che rimane attaccata alla tua pelle cercando di ricucire i brandelli di una ferita all’apparenza rimarginata. Una violenza carnale non possiede un dimensione temporale, non è un ricordo, è carne viva pronta per essere morsicata per cercare un’anestesia momentanea, un attimo di tregua. Si passa dall’essere arrabbiate e pronte a rivoltare il mondo intero a sentirsi paralizzate da un susseguirsi di emozioni represse che ti annientano giorno dopo giorno. La rabbia ci mantiene in vita, quella silenziosa, pronta a divorare ed a divorarci, un grido ammutolisce l’anima, vorremmo tornare indietro a quando ci sentivamo donne sia indossando dei jeans e delle ballerine che dei tacchi ed un abito da sera senza aver paura di nulla, di nessuno, men che meno di noi stesse. Ora tutto è silenzio, un muro di gomma attutisce il nostro bisogno di giustizia, vorremmo essere ascoltate, guardate negli occhi, riprendere quel che abbiamo lasciato nella polvere, nel sangue, nell’urlo strozzato in gola da un pugno, nelle ossa indolenzite, nelle gambe piegate, nel palmo delle mani sudate e fredde. Vorremmo immergerci nell’acqua e rimanere per un attimo sotto la sua superficie per ascoltare il battito del nostro cuore e quello di un universo dove tutto pesa meno, alleggerito da un sonno profondo privo di sogni e di incubi. Vorremmo svegliarci e camminare senza voltarci per guardarci alle spalle, ritrovare nella rabbia che ancora ci soffoca la donna che eravamo prima di essere fatte a pezzi e come in un puzzle unire tutte le tessere di un mosaico per scoprire che siamo sempre noi a decidere cosa salvare e cosa lasciar andare via, anche il dolore, anche la rabbia, anche i grumi di sangue, croste polverizzate di una violenza che ha mille nomi tranne uno: il nostro!

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